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Grazie, permesso, scusa

Tre perle relazionali

 Riflessioni introduttive

Alcune parole più di altre tratteggiano i lineamenti della natura umana. Quando la persona le vivifica attraverso gesti, comportamenti, scelte, diventano segni di riconoscimento e indicazioni dei sentieri che prediligere percorrere durante il viaggio terreno. Le parole vissute sono parte integrante dell’essere.

Papa Francesco si è soffermato in differenti occasioni su tre parole “grazie, permesso, scusa” alle quali la cultura della globalizzazione, del successo individual-egoistico, della preminenza dell’economia ha sostituito l’originaria valenza, con l’idea che siano espressioni di infantilismo, di debolezza e di anacronismo.

Le tre parole “grazie, permesso, scusa” sono tre perle da recuperare e reinserire nella vita personale, familiare e sociale per ritrovare significati e modi di essere con se stessi e con gli altri che ci aiutino a vivere appieno il dono della vita, a lavorare nella vigna della famiglia umana sentendola propria e con la gioia nel cuore per l’impegno a migliorarla.

Sono perle che ci ricordano la preziosità di ogni essere umano che si manifesta nell’intento, da una parte di rifuggire un’esistenza incuneata nella casualità e nella contingenza, dall’altra di approntare il progetto della propria vita, protesi a renderlo sempre più bello e rilevante. È una prospettiva sbiadita nelle attuali società occidentali, dominate dal consumismo, dove spesso accade di “consumare” anche l’esistenza. Le “sirene” di oggi ammaliano i naviganti con il canto ingannevole della felicità senza impegno, della realizzazione senza fatica, della vitalità nell’incessante ricerca di novità, che identifica nel “lungo periodo” e nel “per sempre” le gabbie entro cui si smarrisce il senso della vita e dell’amore. In realtà la provvisorietà e la precarietà, in particolare affettiva e lavorativa, destabilizzano dalle fondamenta la vita stessa. Infatti tolgono le certezze da afferrare nei momenti difficili per non scivolare nella paura e da utilizzare come volano nelle situazioni positive, ma spesso questa scelta implica avere coraggio. È dalla certezza che nasce il coraggio; ed è sempre la certezza che lo accresce.

Le caratteristiche socio-culturali delle società occidentali opulente rendono improponibile e ridicolo un progetto per la vita. È una sfida difficile da vincere, ma dobbiamo trovare il coraggio per accettarla, perché ad ogni vita improvvisata, vissuta per istanti, attraversata dall’egoismo e dalla prepotenza corrisponde spesso una morte immersa nel buio del non senso, dello spreco, dell’inutilità: una morte disperata.

Le parole riproposte da Papa Francesco “grazie, permesso, scusa” ci incoraggiano e ci aiutano:

*        a tenere lo sguardo amorevole sull’essere umano;

*        a ricercare il buono e il bello in ogni persona;

*        a contrastare i comportamenti contro l’uomo e le teorie che promuovono i disvalori;

*        a non perdere la speranza di poter migliorare noi stessi, gli altri, la comunità in cui viviamo e l’intera famiglia umana;

*        a riempire il calice della nostra esistenza di senso, amore e responsabilità.