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Gli occhi e le mani di Colombano, meraviglia della natura
Don Mario Cipelli


Due occhi che fotografano  e  due mani che modellano sono le qualità che particolarmente danno all’Alberici la genialità e la duttilità necessarie  perché, con materiale povero, costruisca in miniatura l’Oratorio di San Rocco e lo proponga in chiesa come sede idonea alla nascita di Gesù.

12.000 fiammiferi, 7 mesi di lavoro appassionato. Colombano quando tocca le sue opere sembra una madre che accarezza la sua creatura: ha tenerezza nelle mani e gli brillano gli occhi.

 Banino doc, classe 1932, ama misurarsi con le bellezze artistiche del Borgo insigne, quasi per richiamare tutti a saper apprezzare ciò che i nostri padri ci hanno lasciato. Egli ben conosce nella sua esperienza artistica come la gente distratta dal vivere quotidiano crea immediato oblio anche sulle creazioni più geniali e così questo riproporre con arte povera le bellezze antiche è un richiamo ed un grido perché la trascuratezza d’oggi non privi il domani dell’eredità lasciataci nel tempo.

 Colombano, mentre ha arricchito le proposte natalizie della nostra comunità, ci ha offerto uno spunto per comprendere l’intreccio tra l’arte e la fede che sempre ha segnato e tracciato la vita dei nostri antenati: così l’Oratorio di San Rocco, 1514, costruito da Giovanni Battaggio e da quell’Amadeo che ci ha regalato la Certosa di Pavia; in pianta ottagonale, l’Oratorio ci richiama nella sua struttura al giorno eterno. Misurarsi con questi architetti e con queste tematiche non è stato facile, eppure egli riesce a restituirci la contemplazione attorno al mistero divino cantato nell’arte e questo in uno dei monumenti  più belli del nostro paese.

 Io credo che sia giunto il tempo nel quale la nostra comunità, se non vuole essere privata delle innumerevoli opere e collezioni che l’Alberici conserva nella sua casa, è necessario che esca dall’ignavia ed offra al nostro concittadino di potere collocare degnamente ed in modo sicuro le sue opere; l’alternativa è che del miglior artista vivente nel Borgo insigne non resti nulla. Sarebbe un vero peccato, perché queste piccole cittadine si sono sempre nutrite nei secoli delle risorse provenienti dai propri cittadini che hanno tracciato la storia civile della nostra popolazione.

 Non è la prima volta che alzo la mia voce perché qualcosa succeda; non so quanto possa contare il mio invito, ma spero che un giorno non si abbia a dire che è stato poco intelligente aver perso un patrimonio così importante.

 Gli occhi brillanti di Colombano e le sue mani duttili meritano altro.

                                

Ecco tutte le foto:  Oratorio San Rocco

 


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