50 anni fa l’alluvione di Firenze – era il 4 Novembre del 1966
Peduto: "Quanto abbiamo imparato
in 50 anni? Ben 7 milioni
di italiani vivono in aree ad elevato rischio idrogeologico e non è stata
ancora completata la Carta Geologica Nazionale".
Fagioli: " Nel bacino dell’Arno
30.000 frane di cui il 10% incide su insediamenti o infrastrutture".
Era
il 4 Novembre del 1966 ben 35 furono le vittime accertate di quella che passerà
alla storia come l’alluvione di Firenze ma l’intero Nord fu drammaticamente
colpito con lo straripamento di fiumi in Veneto , Trentino , Friuli . Migliaia
di giovani di tutto il mondo diedero vita ad una grande catena di solidarietà ,
furono chiamati gli Angeli del Fango.
Nacque il volontariato e scesero in campo i grandi nomi della cultura e del
cinema. Da non dimenticare il documentario di Franco
Zeffirelli con l’appello di Richard Burton .
“L’alluvione di Firenze rappresentò un vero spartiacque – ha
dichiarato Francesco Peduto , Presidente del Consiglio Nazionale
dei Geologi – in quanto in Italia proprio dopo quell’evento per la prima volta
fu istituita la Commissione
Interministeriale per lo studio della Sistemazione idraulica e della Difesa del
suolo, presieduta da Giulio
De Marchi da cui prese il nome . A seguito dei lavori della Commissione
saranno approvati la costituzione delle Autorità di Bacino e del servizio di
protezione civile . Ma quanto oggi in Italia si sia coscienti del rischio
derivante dal dissesto idrogeologico non possiamo ancora dirlo se solo pensiamo
alla mancata prevenzione ed alle continue alluvioni che registrano vittime e
danni anche al patrimonio artistico. Dal 2008 ad oggi, in Italia,
la superficie delle aree definite a pericolosità
geomorfologica/idraulica è passata dal 9,8% al 15,8% del territorio
nazionale. Ben 7 milioni di italiani vivono in aree ad elevato rischio
idrogeologico e sono a rischio 35.000 siti archeologici . L’Italia è il Paese
ricchissimo di risorse ambientali storiche artistiche ma è anche un
territorio geologicamente giovane, fragile e delicato, esposto a rischi
idrogeologici e sismici e purtroppo spesso lo dimentichiamo come testimoniano
anche i drammatici eventi di questi ultimi mesi . C’è un percorso iniziato con
Casa Italia , per la prima volta i geologi sono stati chiamati dal Governo al
tavolo di concertazione .Ma questo deve essere solo l’inizio . Nel nostro Paese
non è stata ancora completata la Carta Geologica Nazionale nonostante il fatto
che il nostro territorio è fra quelli più esposti a georischi. Sempre nella
nostra Italia , a causa di scelte passate errate (garbato eufemismo) solo da
pochi giorni si sta rimediando alla improvvida scelta che ha cancellando quasi
del tutto i Dipartimenti di Scienze della Terra che rappresentano il vero
grembo tecnico, conoscitivo e culturale dove il geologo nasce . In pochi anni i
Dipartimenti sono passati da 34 a 8 e negli ultimi 15 anni i geologi
nelle Università italiane sono diminuiti di oltre il 25%. Quale futuro in una
Nazione senza geologi che come racconta l’etimologia della parola sono i veri
studiosi della Terra ? ”.
Ben 30.000 frane nel bacino dell’Arno
“A 50 anni dall’alluvione di Firenze, molto è stato
fatto per prevenire simili eventi, ma ancora oggi si lamenta scarsità di
programmazione e la situazione sul fronte del dissesto non è delle migliori.
Nel bacino dell’Arno sono censite, ad oggi, circa 30mila frane tra attive,
quiescenti e non attive. Di queste meno del 10% incide su insediamenti o
infrastrutture – ha dichiarato Maria
Teresa Fagioli, Presidente
dell’Ordine dei Geologi della Toscana – Si tratta per la maggior parte fenomeni
di naturale evoluzione geologica e solo per quelle situazioni che configurano
una minaccia a beni ed incolumità delle persone è corretto parlare di dissesto.
La naturale dinamica geologica diventa dissesto solo dove minaccia la
collettività, e sono proprio i geologi a possedere quella preparazione tecnica,
analitica e previsionale che consente di intervenire solo dove davvero serve,
senza sprechi. Per questo non può esistere una regola unica, da applicare a
scala nazionale o regionale, nel contrastare il rischio idrogeomorfologico.
E’ necessario trovare quel giusto mix, supportato da una robusta
analisi costi-benefici, tra interventi strutturali, non strutturali (governo
del territorio) e scelte di modello di sviluppo che risultino veramente
sostenibili nel tempo”.
E L’11 Novembre Grande Convention Nazionale dei Geologi
Italiani a Firenze a 50 anni dall’alluvione .
Per interviste:
Giuseppe Ragosta – Addetto Stampa CNG -
Tel 392 5967459