Il Correr di Carlo Scarpa. 1953 /1960 Venezia,
Museo Correr, 2° Piano, Sala Quattro Porte dal 1° maggio
al 19 ottobre 2025 Raccontare il Correr di Carlo
Scarpa 1953-1960 è un’occasione di studio, documentazione e
censimento dei materiali originali scarpiani, ma anche di necessaria
riflessione critica, in vista dei prossimi interventi di riallestimento al
primo piano e di manutenzione della Quadreria al secondo piano. L’obiettivo è il recupero filologico
— mediante restauro o manutenzione — di quanto conservato: al primo piano,
alcune sale modificate nel tempo, con il ripristino di vari elementi
museografici originali; al secondo piano, l’intero apparato
allestitivo, fortunatamente pressoché integro. La mostra propone una restituzione
efficace dell’architettura e degli arredi scarpiani del Correr,
attraverso
fotografie d’epoca dell’Archivio Fotografico MUVE ed esemplari
originali del raffinato design firmato Scarpa per il museo: vetrine e
teche, il celebre cavalletto, supporti, snodi e incastri. Un insieme
che testimonia la straordinaria capacità di Scarpa di fondere forma e funzione,
secondo una cifra stilistica inconfondibile, e realizzazioni dal forte
contenuto artigianale. Autentiche opere d’arte in cui le
caratteristiche strutturali e le qualità estetiche dei materiali vengono
esaltate da un disegno creativo di rara sensibilità: un design capace
di valorizzare al massimo le doti speciali e virtuosistiche degli artigiani
esecutori, eredi di una secolare tradizione — in questo caso tutta veneziana —
giunta intatta fino oltre la metà del Novecento. Nel secondo dopoguerra, i due
interventi di Carlo Scarpa al Museo Correr — nel 1952–53 per le
sale di Storia veneziana al primo piano, nel 1959–60 per
la Quadreria al secondo piano — si affermarono come modelli
esemplari della linea italiana nella museografia, elegante e
innovativa, ispirata al razionalismo internazionale. Un indirizzo, condiviso da
importanti architetti italiani con personalità differenti, ma accomunati da due
presupposti fondamentali: la profonda attenzione al contesto
architettonico-ambientale del museo ospitante e una colta, sensibile
interpretazione del messaggio e dell’atmosfera propri di ogni singola opera. Questo metodo prevedeva un
posizionamento dell’opera meditato e accurato, tale da generare “risonanze”
significative — talvolta sorprendenti o persino rivelatrici — nelle nuove
interazioni tra opere e spazio. Uno spazio che Scarpa riconfigurava con
coraggio, in un dialogo creativo e dialettico con la memoria nobile
dell’edificio, nato per usi diversi e ora trasformato in museo. I due interventi si collocano nei
diversi piani delle Procuratie Nuove, il nobile edificio rinascimentale che
domina il lato sud di Piazza San Marco. Originariamente uffici e prestigiose
residenze dei procuratori di San Marco, nel XIX secolo venne trasformato in
Palazzo Reale napoleonico, asburgico e poi sabaudo, con interni segnati da un
elegante gusto neoclassico — a partire dall’Ala Napoleonica, con lo Scalone e
il Salone da ballo. Il riallestimento del 1953
segnò la riapertura del museo dopo la lunga interruzione bellica.
Le sale del primo piano, semplicemente ripulite nelle pareti bianche e nei
solenni soffitti lignei, furono reinterpretate da Scarpa con pochi ma incisivi
elementi museografici originali: teche che esponevano le toghe dei senatori e
procuratori accanto ai ritratti a figura intera degli stessi patrizi veneziani;
pannelli per i vivaci scudi ottomani delle guerre di Morea, disposti in file
alte accanto al busto del vittorioso Francesco Morosini. Particolarmente
riuscite anche soluzioni come le appensioni di antichi stendardi su fondi in
tessuto grezzo o i sostegni per i monumentali fanali da galera — tra cui quello
triplice della capitana di Morosini — realizzati con raffinata complessità e proporzionati
con giustezza agli oggetti storici esposti. Nel 1959–60 Scarpa fu incaricato
dell’allestimento della Quadreria al secondo piano, che
custodisce importanti capolavori della pittura veneziana e italiana del
Rinascimento. In ambienti ormai privi di configurazioni significative
precedenti (a eccezione della sala centrale, lasciata nella sua essenzialità),
l’intervento fu radicale. Le superfici delle sale, trattate con calce rasata,
esaltavano il ruolo della luce: quella naturale, diffusa dai balconi su Piazza
San Marco o filtrata da moderne veneziane industriali nelle finestre interne,
guidava la disposizione di dipinti e sculture. Iconico il celebre “cavalletto” di
Scarpa, su cui vennero valorizzate diverse opere, poste perpendicolarmente
rispetto alla luce che entra dai balconi. Furono inoltre progettate piccole
sale dedicate: il cubicolo per la Pietà di Cosmè Tura; quello per le iconiche
Due dame veneziane di Carpaccio; o ancora la saletta rivestita in travertino
per il Cristo morto sostenuto dagli angeli di Antonello da Messina, dove la
luce riverbera calda, dorata, in armonia con quella interna al dipinto, esposto
su un supporto inclinato per accogliere al meglio l’illuminazione. INFORMAZIONI UTILI Aperto tutti i giorni Dal 01 aprile al 31 ottobre: 10.00 –
18.00 (ultimo ingresso ore 17.00) Dal 01 novembre al 31 marzo: 10.00 –
17.00 (ultimo ingresso ore 16.00) SPECIALI APERTURE SERALI Dal 01 maggio al 30 settembre 2025, ogni venerdì e
sabato apertura fino alle 23.00 (ultimo ingresso ore 22.00) Visita il Museo Correr |