1 paziente su 3 con colesterolo alto Una nuova
ricerca fotografa le barriere cognitive, emotive e organizzative nella gestione
dell’ipercolesterolemia in prevenzione secondaria Milano, 24 giugno 2025 - In Italia, il 36% dei pazienti che hanno
già affrontato un evento cardiovascolare e soffrono di ipercolesterolemia non
segue correttamente la terapia prescritta né i controlli periodici. È
quanto emerge dallo studio realizzato da IQVIA Italia per Novartis,
realizzato su un campione di 250 pazienti ipercolesterolemici che hanno avuto
un evento cardiovascolare, finalizzato ad esplorare in profondità l’esperienza
di chi vive in prevenzione secondaria, restituendo un quadro allarmante fatto
di dimenticanze, rinunce, difficoltà a condividere dubbi e timori con lo
specialista. La
ricerca, presentata in occasione dell’inaugurazione dell’installazione “Da
Quore a Cuore”, ha identificato tre principali profili di pazienti: i “proattivi”
(47%), più aderenti e consapevoli, spesso seguiti da uno
specialista in ambito privato; gli “ansiosi” (26%), che pur avendo
compreso la gravità della loro condizione, vivono la patologia con disagio
emotivo e richiedono una presa in carico empatica e strutturata; e infine i “disinteressati”
(27%), scarsamente consapevoli e spesso affidati esclusivamente
al medico di medicina generale. Ed
è proprio quest’ultimo gruppo a destare maggiore preoccupazione: l’88% dei
disinteressati non segue correttamente la terapia, il 66% è seguito solo dal
MMG e solo una parte minoritaria ha consapevolezza del proprio valore target di
colesterolo LDL. Un dato che richiama l’attenzione sulla fragilità del
follow-up post-dimissione ospedaliera e sulla scarsa integrazione tra medicina
del territorio e specialistica. Il
ruolo del cardiologo si conferma centrale per favorire l’aderenza e costruire
un percorso terapeutico sostenibile e continuo, ma servono anche nuove sinergie
con i medici di base per garantire una presa in carico integrata. La sfida è quella
di avvicinare chi si è allontanato dal proprio percorso di cura, spesso per
ragioni che vanno ben oltre l’aspetto clinico: secondo lo studio, infatti,
quasi il 40% dei pazienti non ha compreso con chiarezza le spiegazioni ricevute
dal medico sul rischio cardiovascolare. È
proprio dalla necessità di accrescere il valore della prevenzione secondaria
che nasce un’installazione simbolica: due mani disallineate compongono un cuore
imperfetto che si ricompone grazie a un gesto simbolico. Un invito a ritrovare
il dialogo con il proprio cardiologo, a seguire un follow-up strutturato e ad
adottare uno stile di vita consapevole. Il
cuore – o meglio il “Quore”, così come viene rappresentato nella campagna –
diventa così il simbolo visivo di una relazione da ricucire: quella tra medico
e paziente, tra consapevolezza e azione, tra rischio e prevenzione. Un cuore da
proteggere ogni giorno, con piccoli gesti capaci di fare la differenza. |