“Taglia i grassi e
dimagrisci” Ecco una delle bugie a
tavola più riuscite L’esperto spiega quanto sia controproducente assumerne meno
e suggerisce come riconoscerli, dove trovarli e come sceglierli Salò, 14 maggio 2025 – Sembra logico, vero? Mangi meno grassi, pesi meno. E invece no,
perché il nostro corpo non funziona come un foglio Excel. “Va smentito il luogo comune che
il grasso ingrassa. Questo accade solo quando la quota lipidica è eccessiva
rispetto agli altri componenti nel pasto e se si associano grassi diversi
insieme. Si pensa impunemente che in un regime alimentare dietetico riducendo
la quota di grassi – spiega Paolo Bianchini consulente nutrizionale e nutraceutico di
Salò e autore del “Metodo Bianchini” - l’organismo
possa attingere dalla riserva lipidica con una riduzione del peso corporeo. In
realtà i grassi in deposito sono qualitativamente poveri e il fisico ha bisogno
di diverse categorie di lipidi. Inoltre liberando velocemente il pannicolo
adiposo vengono sprigionate tossine, metalli pesanti, metaboliti ormonali che
possono danneggiare organi vitali. Non è raro riscontrare in diete drastiche
alterazioni dell’equilibrio psichico e neuroendocrino”. QUANTI ASSUMERNE E QUALI PREFERIRE “Bisognerebbe assumere anche fino
al 35-40% di grassi e i cibi che ne contengono maggiormente sono carne rossa,
uova, formaggi e latticini a latte intero, panna, burro, olio di cocco e
avocado. Questi sono i cibi che dovrebbero costituire la base della dieta, con
pollo e maiale da mangiare in minori quantità per via dell'alta percentuale di
grassi polinsaturi (a meno che la carne non sia di maiali allevati al brado,
senza mangimi), e pesce grasso una volta la settimana per qualche grammo di
acidi grassi omega-3. Tra i grassi animali – spiega Bianchini
- quelli ideali sono tutti
quelli della carne di erbivori (vacca, pecora, capra, bufalo) anche sotto forma
di sego; burro e ghee/burro chiarificato; tuorlo d'uovo; panna e panna acida e
in generale tutti quelli dei formaggi e derivati del latte come yogurt o kefir.
Il lardo e i grassi del maiale sono generalmente più ricchi di acidi grassi
polinsaturi, e lo stesso vale per il grasso del pollame, ma la cosa dipende
largamente dalla dieta degli animali. Da includere con moderazione, ma se si fa
una dieta ricca di grassi "buoni" se ne può mangiare in abbondanza.
Olio di cocco e olio di avocado sono da preferire tra i grassi vegetali ideali.
L'olio extra vergine di oliva (EVO) è da usare esclusivamente a freddo per
condire, perché gli acidi grassi monoinsaturi di cui è composto, si ossidano
facilmente”. GRASSI A CRUDO O CUCINATI.
ATTENZIONE AI SOFFRITTI E AI TRANS “L'uso commestibile di olio di
oliva è diventato comune solo recentemente, cioè da quando è stato promosso
come cardine della dieta mediterranea per ridurre il consumo dei
"terribili" grassi saturi. Ma l'olio di oliva è pur sempre un olio,
ricco di grassi insaturi, e questi si ossidano in cottura. Va anche considerato
che cuocere verdure contenenti zolfo (aglio, cipolla, broccoli...) in olio,
crea grassi trans che sono di gran lunga i peggiori per la salute. Farsi un
soffritto – precisa Bianchini - equivale a mangiare grassi trans come quelli
nei cibi altamente processati, grassi che sono causa di malattie
cardiovascolari in generale, ed aterosclerosi in particolare”. ACIDO GRASSO PER MANTENERE LA
STRUTTURA DELLE CELLULE I lipidi (acidi grassi
essenziali, colesterolo, lipoproteine e fosfolipidi) costituiscono uno dei
componenti fondamentali di tutte le membrane biologiche, precursori dei più
importanti ormoni, una loro parte indispensabile per il trofismo del tessuto
nervoso e sono riserva energetica nelle carenze nutrizionali prolungate. “Gli acidi grassi, ovvero i vari
componenti dei grassi che mangiamo, sono molti e ciascuno con le sue proprietà
specifiche. Ad esempio – prosegue Bianchini - il grasso dei ruminanti è migliore di quello
dei polli o degli olii di semi e di legumi, proprio perché contengono acidi
grassi migliori. Uno di questi è l'acido pentadecanoico (chiamato solo anche
C15), fortemente diminuito negli ultimi 50 anni. Questo acido grasso (burro,
panna, formaggi grassi, carne di ogni tipo, ed alcuni pesci) è indispensabile
per importanti funzioni legate alla salute in generale e alla longevità in
particolare, a partire da effetti antiinfiammatori, antitumorali, di
regolazione delle risposte immunitarie e dell'autofagia. Ma soprattutto, serve
a mantenere robusta la struttura delle cellule”. DIFFERENZE BIOCHIMICHE TRA GRASSI
SATURI E INSATURI I grassi si comportano in
modo diverso a seconda della loro struttura chimica, cioè del tipo di legami
tra gli atomi di carbonio. “I grassi saturi hanno legami
"completi", motivo per cui sono molto stabili e resistono bene al
calore, non si ossidano facilmente e non irrancidiscono. Quelli monoinsaturi e
polinsaturi, invece, hanno dei legami "liberi" (come dei piccoli
ganci chimici) a cui può attaccarsi l’ossigeno. È così che avviene
l’ossidazione, quel processo che rende un grasso instabile, soprattutto se
viene esposto al calore o alla luce. I polinsaturi (presenti per esempio negli
oli di semi) sono invece i più fragili. Si ossidano facilmente e, ossidati o meno,
sembrano causare danni anche a livello metabolico. Discorso a parte – conclude Bianchini - per i
grassi trans che sono grassi insaturi che vengono trasformati chimicamente per
farli assomigliare ai saturi, ma questo processo crea problemi ancora maggiori
per la salute. La scienza sta puntando sempre di più il dito contro gli acidi
grassi insaturi, soprattutto i polinsaturi, per il loro ruolo in condizioni
come la sindrome metabolica e alcune patologie intestinali, compresi alcuni
tumori. I grassi polinsaturi (olii di semi e di legumi) non devono esser
consumati; i grassi monoinsaturi (olio EVO) usateli con parsimonia a crudo
perché col calore si ossidano e vanno mantenuti al fresco e al buio perché
sennò si ossidano”. |