Dall’Intelligenza Artificiale un’accelerazione per nuovi vaccini I nuovi strumenti informatici leggono il codice delle proteine per prevedere l'evoluzione dei virus. Necessario accrescere anche gli standard di sicurezza. Virologi di livello internazionale ed esperti di AI si sono confrontati a Trieste in un evento organizzato da Area Science Park
Trieste, 9 settembre 2026 -
Immaginate un traduttore universale che, invece di convertire l'inglese in
italiano, sia in grado di decifrare il linguaggio delle proteine che compongono
i virus. Questo “traduttore” esiste già, si chiama Intelligenza Artificiale e sta rivoluzionando la lotta contro le malattie virali, dalla
preparazione alle future pandemie alla ricerca di cure. È quanto emerso da una
serie di interventi di esperti internazionali che hanno illustrato le ultime
frontiere della virologia computazionale oggi a Trieste, nel workshop “AI in Virology:
Leveraging AI to Advance Our Understanding of Viruses”,
organizzato dall’Unità di Virologia di Area Science Park. Per
decenni, per capire un virus, gli scienziati dovevano coltivarlo in laboratorio
e studiarne il comportamento, un processo lungo e oneroso. Poi è arrivata la
genetica, che ha permesso di leggerne il “libro di istruzioni”, il genoma.
Oggi, l’AI fa un passo in più: impara la “grammatica” e la “sintassi” con cui sono scritte le
proteine, le macchine molecolari che
permettono al virus di entrare nelle cellule e replicarsi. “I nuovi
modelli linguistici per proteine sono come dei cervelli artificiali addestrati
su milioni di sequenze biologiche – spiega Giuditta De Lorenzo,
virologa di Area Science Park – e sono in grado di capire, partendo da una singola sequenza di amminoacidi, quali
mutazioni sono possibili e quali invece ‘romperebbero’ la proteina. Questo ci aiuta a prevedere come potrebbe evolversi un virus
appena scoperto, un’abilità cruciale per stare un passo avanti alle pandemie.
Ad esempio, le attività di ricerca che conduciamo in Area si focalizzeranno a
breve sull'effetto dell'infezione virale sulla cellula, come i virus riescono a
sconvolgere il suo contenuto. Inoltre, in collaborazione con il nostro
Laboratorio di Data Engineering lavoreremo sullo sviluppo di nuovi vaccini, più
efficaci, più stabili, che tengano in considerazione il comportamento dinamico
delle particelle virali”. Vaccini super-rapidi grazie alla “Reverse Vaccinology 3.0” In
effetti, uno degli impatti più tangibili dell’AI sarà sullo sviluppo di vaccini e anticorpi terapeutici. La cosiddetta “Reverse
Vaccinology 3.0” utilizza l’AI per analizzare istantaneamente la struttura delle
proteine di un virus e identificare il suo “tallone d’Achille”, cioè il punto
preciso su cui dirigere gli anticorpi. “Il grossissimo vantaggio della
Reverse Vaccinology 3.0 – spiega Emanuele Andreano, della Fondazione
Biotecnopolo di Siena - è quello di riuscire a scoprire antigeni per candidati
vaccinali ad una velocità mai vista prima. Grazie all’AI, ma
anche all'avanzamento delle tecniche di immunologia umana, è possibile
velocemente identificare degli anticorpi in grado di uccidere il patogeno e poi
dalla sequenza dell'anticorpo riuscire a vedere qual è il target, l'antigene
sulla superficie del virus del batterio, saltando anni di sperimentazioni in
vivo, capendo prima cosa funziona e cosa no. La missione più importante che
abbiamo alla Fondazione Biotecnopolo di Siena è sviluppare vaccini e anticorpi
monoclonali contro virus o batteri con potenziale pandemico, come è il caso del
virus ad del vaiolo delle scimmie”. Ma tutta
questa capacità di calcolo - è stato detto -ha costi molto elevati, dietro
questi avanzamenti ci sono supercomputer
che consumano enormi quantità di energia.
È importante che l’opinione pubblica sia consapevole che l’IA, oltre che molto
potente, è anche molto costosa e richiede investimenti in infrastrutture. Un futuro promettente, ma da governare con cautela La
capacità di leggere, interpretare e persino “immaginare” nuove proteine non è
solo un’opportunità, ma anche una grande responsabilità, gli esperti lanciano
un monito chiaro. “Dobbiamo creare regole internazionali condivise e framework di controllo robusti per garantire che questa straordinaria rivoluzione scientifica
sia usata solo per il bene dell'umanità – sottolinea Alessandro
Marcello, virologo dell’ICGEB. Va considerato il potenziale
duplice uso dell’AI, che può essere molto utile dal punto di vista medico
sanitario, ma potrebbe comportare anche rischi se finisse nelle mani sbagliate,
data la relativa facilità con cui si potrebbero ottenere dei protocolli per
produrre virus altamente patogeni. Dobbiamo agire sinergicamente a diversi
livelli: quello degli sviluppatori di AI, quello scientifico e quello
legislativo per definire leggi e regolamenti che, senza inibire ricerca e
innovazione, preservino la società da questi potenziali pericoli”. |