L'OSPEDALE DELLA FOCHE FRISIA UNA
REGIONE VERDEAZZURRA.
FRISIA, OLANDA, IL BENEMERITO OSPEDALE DELLE FOCHE
A PIETERBUREN SULLE COSTE DELL’ATLANTICO AVVELENATE DA
ACQUE INQUINATE PROVENIENTI DAI FIUMI DELL’ENTROTERRA E
DALLE GRANDI PETROLIERE.
IL NOSTRO FIUME, IL LAMBRO E’ UN ESEMPIO (NEGATIVO) VALIDO PER
TUTTI I FIUMI.
Un corso
d’acqua fluviale rimane cristallino solo per qualche chilometro dalla sua
sorgente poi, man mano che scende a valle per sfociare nel mare, diventa
torbido, grigio, marrone, giallo,schiumoso, maleodorante, perché l’uomo lo ha
eletto collettore di tutti i rifiuti, liquidi e non che produce nel corso delle
sue attività biologiche ed industriali. Ciò avviene in tutto il mondo, il
nostro piccolo fiume Lambro ne è un valido esempio (vedi mappa dell’Arpa
Lombardia). Forse non è ancora ben chiaro al’umanità che l’acqua deve servire
innanzitutto per dissetare vegetali, animali e umani. Così i veleni che
buttiamo in acqua per portarli lontani da noi, entrano nella catena alimentare
e ce li ritroviamo nel corpo, nostro e
di tutti gli esseri viventi, con la conseguenza di malattie perniciose e
mortali che si diffondono in tutto il
pianeta, passando dall’uomo agli animali e viceversa (per esempio le foche
artiche infettate dal morbillo e gli uccelli che ci trasmettono la Sars). Il
mensile Le Scienze nel luglio 2013 ha pubblicato un articolo significativo dal
titolo : ““Assassini Insospettabili”, gli agenti patogeni di animali terrestri
che si stanno diffondendo negli oceani minacciano lontre, balene, coralli e
altre creature marine.” Un articolo che dovrebbe metterci in allarme perché,
quando scemano le difese immunitarie, diventiamo le vittime preferite di ogni
tipo di cancro ed altre malattie.
Recentemente
sono stata ospite dell’Ente del Turismo Olandese per visitare la Frisia, una
regione verdeazzura per i suoi
paesaggi infiniti di campi attraversati
da canali che drenano le acque di queste terre basse e disseminate da laghi scuri,
non profondi , che d’inverno erano
soliti ghiacciare. I laghi e i canali sono neri perché il fondale è fatto di
torba, infatti una delle attività principali nei secoli passati e fino agli
anni ’50 era l’estrazione della torba, parente povero del carbone. Queste terre
pianeggianti sono difese dall’Oceano Atlantico da possenti dighe coperte da
tappeti erbosi per il pascolo di pecore e mucche pezzate, le frisone, e più in
là, le coste sono protette da una corona di isole, le Frisone, le cui coste
sabbiose sono il regno di uccelli e foche. Ed è proprio su questi litorali sabbiosi e fra queste dune, lambite dalle acque del mare di Wadden, che spesso si trovano foche in fin di vita, ammalate, o cuccioli magri (pesano 15 Kg. E ne dovrebbero pesare 35) la cui debolezza non permette loro di fronteggiare le onde del mare, allontanandoli così dalle madre. Vanno alla deriva e il loro pianto disperato non può essere sentito dalla madre, ma è sentito da chi va sulla costa a passeggiare. Ci sono cartelli messi dai volontari dell’ospedale delle foche SRRC – Seal Rehabilitation and Research Center - che consiglia come trattare l’animale ammalato o ferito da eliche o impossibilitato a muoversi per le reti da pesca che gli fasciano il corpo. Il numero di telefono del pronto soccorso 0595-526526, assicura un recupero e un’assistenza immediata.
Nell’entroterra, a Pieterburen, dal 1971 è stato creato l’ospedale delle foche SRRC, www.zeehondencreche.nl, che è anche centro di ricerca di livello internazionale. Qui vengono curate, guarite e rilasciate in gruppo le foche. Una comoda strada porta all’ospedale, ma chi volesse arrivarci con una passeggiata romantica attraverso un bosco frondoso lambito dai canali, può approfittare anche di pranzare su un barcone antico di legno ormeggiato poco distante. Dai prati verdi si erge una montagna colorata, il corpo dell’ospedale e piscine sono basse. Questa montagna colorata è fatta di reti da pesca tolte dal 1971 dal corpo delle foche. Allucinante!
Il
direttore del Centro Visitatori, Marcel Sigers, è sempre sorridente e sfoggia
una maglietta con la scritta “It’s a beautifull day!” , sa tutto sulle foche e
inizia un lungo racconto: IL SALVATAGGIO: trovare una foca ammalata dà il via a una catena di solidarietà: arriva al Centro in un mastello coperta da un apposito telo che la mantiene umida. I cartelli sulla spiaggia raccomandano di non toccare o muovere la foca. Tenere i bambini a distanza e non disturbarla. Restare in attesa dell’intervento dei volontari che attuano il recupero. Quando arriva al Centro viene subito visitata, prescritte le medicine e stilata una scheda dell’alimentazione. Le ferite vengono disinfettate con spray, per le infezioni agli occhi vengono usati appositi antibiotici, curate dai parassiti vermi polmonari Lungworms, come quelli responsabili della filaria in cani e gatti. Le medicine sono somministrate con un frullato di pesce immesso direttamente nell’esofago con una sonda oppure la medicina è nascosta in un pesce che viene inserito in bocca. Qualche volta occorrono iniezioni. Vengono messe in quarantena prima di essere immesse nelle piscine con le altre foche già guarite. Riconquistano la salute quando sotto il loro mantello hanno 4-5 cm di grasso, una riserva importante prima di affrontare il rilascio con altre compagne nel mare di Wadden.
Per fare
funzionare alla perfezione il Centro – certificato ISO 9001-2000, significa una
conduzione manageriale trasparente e avvalersi di team di scienziati e
specialisti che dedicano il loro tempo libero alle foche, gratuitamente,
attraverso il VeSac, Comitato
scientifico veterinario. Visitando l’ospedale si nota una grande pulizia:
ambiente e personale della zona quarantena assomigliano a una sala operatoria. Perché si
curano le foche? Perché le loro malattie sono anche lo nostre e se le facciamo
vivere in un ambiente malsano (il Baltico è un mare fortemente inquinato)
soccombono. La loro acqua dovrebbe essere pulita, limpida, il pesce di cui si
nutrono, sano, e il mare tranquillo, non attraversato in continuazione da
enormi imbarcazioni, navi container e petroliere. E’ stato
svolto un dottorato di ricerca sotto la supervisione del Prof. Dr. A. Osterhaus.
Due ricercatori hanno studiato due gruppi di foche in parallelo. Il primo
gruppo è stato alimentato con le aringhe del Baltico, acque inquinate, il
secondo con le aringhe dell’Oceano Atlantico, acque più pulite. Questo
esperimento ha messo in evidenza che l’inquinamento colpisce il sistema
immunitario delle foche. Non va dimenticato che negli anni passati ci sono
state morie di foche causate dall’uomo. Ecco
cosa successe: nel 1988 sulle coste del Nord Europa andarono a morire
centinaia di foche. Si studiarono le cause e si scoprì che nel 1987 russi e
giapponesi svuotarono il mar Baltico di una piccola aringa “Capelin”, alimento
principale della foca comune o foca della Groenlandia che vive nelle acque
nordiche. Queste, non trovando più cibo, si spinsero a sud , nel mare di Wadden
venendo in contatto a Anholt, Danimarca, con le foche locali, foca Caspica, del
mar Caspio. La foca della Groenlandia aveva in corpo un virus che trasmise alla foca Caspica. Questa non
essendo resistente a questo nuovo virus, ne fu infettata e morì. Ne
sopravvissero pochissime, solo quelle curate e vaccinate nel 1988 presso il Centro di Pieterburen. Si
dimostrò così che il sistema immunitario delle foche è molto sensibile
all’inquinamento ed è così indebolito che non riesce a combattere l’attacco di
nuove malattie virali. Nel 2002 il
virus colpì di nuovo le foche del Caspio, che vivono nel mare di Wadden .
L’infezione iniziò ancora a Anholt, Danimarca. Dozzine di volontari di
Pieterburen accorsero in aiuto ai danesi e raccolsero sulle coste 2300 foche
morte. Metà furono incenerite e l’altra metà fu messa nei congelatori per
studiarle con le autopsie. La grande operazione scientifico
autoptico-veterinaria fu fatta a Groningen, il capoluogo della Frisia, da
decine di scienziati e tecnici giunti da tutto il mondo. Il problema
è che il mare di Wadden sta diventando troppo trafficato e sporco e quindi
questi mammiferi marini non possono nascere e crescere in salute in un luogo
con acque pulite, con buon cibo e tranquillità. Troppa gente cammina sui
litorali sabbiosi dove allattano e crescono i loro piccoli. In queste acque
fino al 1930 facevano le loro evoluzioni le focene e il delfino dal naso a
bottiglia. Ora gli esemplari sono rarissimi. Gli olandesi non voglio che la
foca del Caspio faccia la stessa fine, sparendo per sempre dal Mare di Wadden.
Non dimentichiamo che anche le foche erano presenti nei mari italiani, della
foca monaca è rimasta solo la
toponomastica in qualche grotta marina della Sardegna. Gli ultimi esemplari sono
stati uccisi negli anni Cinquanta. Il Centro
SRRC di Pieterburen dal 1987 sta collaborando con il Centro di Alonissos, isola
delle Sporadi, Grecia, dove sono stati curati molti esemplari giovani e
rilasciati con successo, l’ultimo nel 2004. In tutto il mondo esistono solo 500
individui che potranno sopravvivere e proliferare solo se si avrà cura di essi,
in tutto il mondo. ADOZIONI: il Centro è aperto ogni giorno dalle 10 alle
17, l’ora del pranzo e della cena per le foche è dalle 11 alle 12 e dalle 15 alle
16. Il personale è ben felice di darvi tutte le informazioni sulle ospiti in
via di guarigione. Inoltre nel teatro sala proiezioni si proiettano filmati
sulla vasta rete di monitoraggio di questi simpatici mammiferi, ogni anno se ne
curano circa 3000. Nella struttura c’è una sala per i bambini che, giocando,
imparano tutto sulle foche. Mantenere il Centro costa 2,5 milioni di euro l’anno. Sono
graditi i donatori sostenitori, basta 25 euro l’anno, in cambio potete visitare
il centro gratis per tutto l’anno. Siate generosi, perché le foche mangiano dai
3 ai 5 Kg. di pesce al giorno e solitamente ne stazionano una quarantina. Indirizzo: Seal
Rehabilitation and Research Centre Lenie ‘t Hart
Hoofdstraat 94a 9968 AG PIETERBUREN , HOLLAND Tel 0031 (0) 595526526 , info @zeehondencreche.nl SCHEDA: FAMIGLIA DELLE FOCHE
Mammiferi predatori marini è vasta e così suddivisa: 10 tipi di foche – 19 sottospecie
9 di foca monaca
7 di foche da
pelliccia – 11 sottospecie
5 di leoni marini
– 7 sottospecie
1 tipo di tricheco – 3 sottospecie
Vivono in tutto il globo terrestre, sul pack ghiacciato
del Polo nord, sulle coste meridionali dell’Antartide e nelle acque tropicali
vicino all’equatore.
SCHEDA FRISIA: una delle dodici regioni dell’Olanda Una passeggiata straordinaria ed emozionante nel fango
partendo da Noordpolderzijl, ‘t
Zielhoes. Dopo la visita di deliziose città e cittadine, quali
Groningen, il capoluogo con aeroporto, Anjum, Sloten, Dokkum, attraversate da
canali e gente che sfreccia su fantastiche biciclette, consiglio un luogo
magico per una passeggiata faticosa ma funzionale sulle coste fangose, fra la
terra e il mare di Wadden, dal 2010
dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, in una riserva naturale a Stichting
Wadloopencentrum Pieterburen. La passeggiata
nel fango, con guida esperta e ottimo paio di stivali, è il modo migliore per
esplorare le aree delle basse maree, le paludi e conoscere le diversità
biologiche e animali che vivono su banchi di sabbia e canali, un mondo
cangiante quello delle basse maree, in perenne movimento. Erbe salate, pesci,
alcioni, sterne, oche selvatiche e foche sulle isole che si raggiungono con la
bassa marea. Il ritorno sulla terraferma per via dell’alta marea che incombe,
solitamente si fa in barca dove si può fare il pranzo. Le camminate si fanno in gruppo, ce ne sono di tre e cinque ore, con partenza all’alba. Per informazioni e orari delle partenze: Dijkstra’s Wadloopttochten – www.wadloop-dijkstra.nl,
Wadloopcentrum Fryslan - www.wadlopen.net. Per ulteriore info: www.vivalafrisia.it - www.frieslandtravel.com
– info@wadlopen.com - www.holland.com Pia Bassi |