Al Parco Archeologico di Selinunte, in Sicilia, alla foce del fiume
Cottone, sono emerse strutture archeologiche insabbiate. Il progetto di
Ingegneria Naturalistica conquista il Mondo e da oggi è esposto alla Biennale
di Architettura di Venezia, fino al 25 Novembre, al Padiglione Italia. Lo ha
annunciato, Gianluigi Pirrera, Vice Presidente Nazionale dell’Associazione
Italiana per l’Ingegneria Naturalistica, a Milano, nel corso della Conferenza Strategie
per l’adattamento al Climate Change tra Nature Based Solutions e Nature
Restoration Law che ha visto insieme geologi, biologi, agronomi, ingegneri,
architetti. Gianluigi Pirrera – Vice Presidente Nazionale
Associazione Italiana Ingegneria Naturalistica: “Abbiamo recuperato e
rinaturalizzato la foce del fiume Cottone, gli spazi golenali e le aree di
confluenza di 2 affluenti. Si è avuto un reale collaudo dei lavori di
Protezione Civile che hanno permesso, proprio coi lavori idraulici, di fare
emergere strutture archeologiche portuali insabbiate”. Nel link intervista
e immagini: https://www.transfernow.net/dl/20250513ubdDQRn2 Ecco come viene rigenerato il paesaggio antico! “Tutto è nato
da un progetto di pura protezione civile a seguito di un evento che aveva
sconvolto tutta la rete idrografica che abbiamo ripristinato. Abbiamo lavorato
alla foce del fiume Cottone sulla rinaturalizzazione e sono venuti alla luce
reperti di grande importanza ed è uscito fuori il porto antico di Selinunte. E’
un lavoro archeologico ma allo stesso tempo sono anche servizi ecosistemici che
si valorizzano proprio grazie all’Ingegneria Naturalistica. Da oggi questo
progetto che abbiamo messo in campo in Sicilia è alla Biennale di Venezia. Questa
metodologia operata su tre fiumi ha permesso di recuperare quattro porti quali
i tre della Magna Grecia ed anche il porto di Marinella di Selinunte che è
stato appena dragato. Ci sono centinaia di metri cubi di fango che dobbiamo e
possiamo riutilizzare proprio per recuperare, rinaturalizzare le aree.
Riutilizziamo tutta la sostanza organica che deriva dai fiumi e anche dalla
posidonia per rinaturalizzare i territori. Lo possiamo fare e lo stiamo già
facendo in alcune aree della Sicilia. Rinaturalizzando l’area di Selinunte
abbiamo creato vasche di laminazione recuperando la foce del fiume Cottone, gli
spazi golenali e le aree di confluenza di 2 affluenti. Da una parte abbiamo
dunque avuto un reale collaudo dei lavori di Protezione Civile ma dall’altra sono
emerse testimonianze storiche ed archeologiche. Strutture archeologiche
portuali che erano insabbiate. Molteplici le figure professionali impegnate
come ingegnere naturalistico, la biologa Lorena Ferrara, un architetto, un
antropologo documentarista”. Lo ha affermato Gianluigi Pirrera, Vice Presidente Nazionale
dell’Associazione Italiana di Ingegneria Naturalistica. “Il progetto
che stiamo realizzando a Selinunte, prevede tre fasi. Gli importanti risultati ottenuti
riutilizzando i detriti alluvionali nella foce del Fiume Cottone a Selinunte
per dei lavori di Protezione Civile e che hanno prodotto servizi ecosistemici
archeologici, idraulici, floristici, hanno indotto a proporne il recupero su
una scala più ampia. Inoltre, poiché 4500 mc di fango ricco di posidonia è
stato già dragato dal porto di Marinella di Selinunte, appena fuori l’ingresso
del Parco e attende di esser smaltito, si è proposto di aggiungere anche tali
risorse organiche per un suo riutilizzo. Trattare questi sedimenti come rifiuti
sarebbe uno spreco perché, ricchi di posidonia organica, sono una risorsa
preziosa per la Sicilia, tra le regioni europee a più alto rischio
desertificazione. Grazie alla normativa italiana sull’End of Waste, possono
diventare una moneta di rigenerazione, come il prezzemolo del conio antico
selinuntino, il Selinon. Nasce così un triplice ciclo virtuoso: dalla posidonia
alla vegetazione del paesaggio antico; dall’acqua del fiume Cottone che torna
al mare; dall’archeologia che riaffiora con il dragaggio degli antichi porti
fluviali. Un’ipotesi di “4 porti e 3 fiumi” – ha concluso Pirrera - che
vuol ampliare il waterfront rigenerato del Paesaggio Antico, includere la
Riserva Naturale Foce del fiume Belice in un’area archeologica comprendente i
fiumi e i porti antichi del Modione e Cottone. La seconda fase prevede la
trasformazione dell’area di lavorazione ai fini della fruizione e l’ammendante
sarà impiegato per rinaturalizzare la costa e ripristinare il paesaggio del
Parco Archeologico con cultivar antiche di ulivo e vite. I percorsi carrabili e
pedonali condurranno i visitatori ai templi e saranno drenanti, con tout venant
in calcarenite, del colore delle antiche vie greche. I detriti possono
utilizzarsi anche per gli interventi NbS del fronte marino dell’Acropoli che è
eroso al piede e rischia di franare. La bonifica collegherà il porto di
Marinella all’Acropoli di Selinunte, grazie ai Servizi Ecosistemici generati
dalle NbS in Economia Circolare, preservando un Capitale Naturale e Storico di
inestimabile valore per il nuovo waterfront archeologico e naturalistico che
dalle dune del Parco attuale sarà molto esteso, sino alla foce del fiume
Belice, Riserva Naturale della Sicilia. Mentre per i detriti alluvionali si
tratta di ampliare su scala più vasta la “best practice” del progetto di
Protezione Civile con le stesse modalità e sempre secondo gli schemi del grande
maestro Bernard Lachat, per i fanghi dragati la fase tecnica prevede la
bonifica attraverso il dewatering a gravità del fango organico”. Il progetto
sta conquistando il Mondo ed è esposto alla Biennale in corso a Venezia. Per
interviste: Gianluigi Pirrera
– Vice Presidente Nazionale Associazione Italiana Ingegneria Naturalistica –
Tel 347 – 231 3990. Federico
Preti – Presidente Nazionale Associazione Italiana Ingegneria Naturalistica –
Tel 320 9223758. Giuseppe
Doronzo – Vice Presidente Nazionale – Associazione Italiana Ingegneria
Naturalistica – Tel 329 611 4940. Giuseppe
Ragosta – Addetto Stampa Nazionale Associazione Italiana Ingegneria
Naturalistica – Tel 392 5967459. |