Tumore al seno: solo 1
paziente su 2 accede ai
servizi di supporto, ma le Breast Unit fanno la
differenza in efficacia e umanizzazione delle cure
Un’indagine IQVIA
Italia condotta su 180 oncologi mostra che l’accesso ai servizi di supporto –
psicologico, nutrizionale e fisioterapico – resta parziale, anche dove sono
disponibili. Le Breast Unit, presenti in oltre l’80% dei centri, rappresentano
un modello multidisciplinare e garantiscono cure integrate lungo tutto il
percorso. Il risultato è una maggiore qualità della vita per le pazienti e un
aumento della sopravvivenza a lungo termine
Milano, 15 ottobre 2025 – La cura del tumore al seno richiede molto più di chirurgia e terapie
oncologiche: serve un’assistenza continuativa, integrata e centrata sui bisogni
reali delle pazienti.
IQVIA Italia – leader a
livello mondiale in servizi di ricerca clinica e insight commerciali – presenta
i risultati di una indagine condotta
su 180 oncologi italiani, che conferma quanto il modello delle Breast Unit
rappresenti un punto di riferimento fondamentale, soprattutto nelle situazioni
più complesse.
Introdotte in Italia nel 2014,
in linea con le raccomandazioni europee, le Breast Unit garantiscono un
approccio multidisciplinare e coordinato, capace di migliorare la qualità della
vita e assicurare maggiore continuità assistenziale anche nelle fasi avanzate
della malattia.
BENEFICI CONCRETI NELL’APPROCCIO
MULTIDISCIPLINARE
Numerosi studi confermano che
le donne con tumore al seno trattate all’interno di una Breast Unit hanno
maggiori probabilità di sopravvivenza e una qualità della vita più alta. Il
merito va a un approccio sistemico, integrato e personalizzato, che segue la
paziente in ogni fase, cioè dalla diagnosi alla chirurgia, dalla terapia
oncologica alla riabilitazione.
Uno studio mostra che le pazienti operate in
Breast Unit riportano una qualità della vita superiore del 10% rispetto a quelle trattate in
reparti di chirurgia generale, con vantaggi concreti su benessere fisico,
emotivo e sociale. L’approccio multidisciplinare e specializzato garantisce una
maggiore continuità delle cure, riduce il rischio di recidive e migliora
sensibilmente la qualità della vita. Nelle strutture dedicate, la sopravvivenza
può aumentare fino al 20% rispetto
a quella registrata in centri non specializzati
Per le donne con tumore
metastatico, la presenza di un team multidisciplinare che accompagna il
percorso terapeutico nel lungo periodo rappresenta un elemento chiave per
migliorare la qualità della vita, l’aderenza terapeutica e il benessere
globale.
SERVIZI PRESENTI MA UTILIZZATI DAL
50-60% DEI PAZIENTI
L’indagine mostra che l’86%
degli oncologi intervistati lavora in una Breast Unit, dove la presa in carico
multidisciplinare è più strutturata e si rivela particolarmente rilevante per
le pazienti con malattia avanzata. Il supporto psicologico è quello presente nell’84% dei centri
(contro il 65% nei centri non specializzati), la consulenza nutrizionale nell’87% (contro
il 66%) e la fisioterapia post-chirurgica
nel 75% (contro il 53%). Nei centri non specializzati, invece,
il supporto è spesso “on demand” e lasciato all’iniziativa della paziente.
La survey IQVIA Italia
evidenzia anche uno scollamento tra ciò che i centri offrono e ciò che le
pazienti realmente ricevono. Ad esempio, il supporto psicologico è disponibile
nell’84% dei centri, ma solo il 50%
delle pazienti lo utilizza.
Allo stesso modo, la
consulenza nutrizionale è presente nell’87%, ma solo il 60% vi accede. La fisioterapia
post-operatoria, disponibile nel 75% dei casi, è utilizzata da poco più della metà delle pazienti.
NUMERI IN ITALIA DEL TUMORE AL
SENO E TUMORE METASTATICO
Con oltre 54.000 nuove diagnosi solo nel
2024 e 925.000 pazienti totali,
il tumore al seno è il più diffuso tra le donne in Italia, con un aumento delle
donne under 50. La sopravvivenza a
5 anni ha raggiunto il 95%, anche grazie ai progressi nelle terapie e nella
diagnosi precoce.
Tuttavia, in circa il 6-7% dei casi la malattia è già in fase
metastatica al momento della diagnosi.
In Italia sono 37.000 le
donne che convivono con un tumore al seno metastatico, per lo più in età
compresa tra 61 e 70 anni, e nella quasi totalità dei casi in post-menopausa.
LE TERAPIE AVANZATE CHE CAMBIANDO
LA SOPRAVVIVENZA
Anche nelle fasi più avanzate
della malattia, i progressi nella diagnosi e nelle cure stanno offrendo nuove
prospettive alle pazienti. In particolare, l’utilizzo degli inibitori delle
chinasi ciclina-dipendenti (CDK), oggi prescritti
nel 42% dei casi, rappresenta una delle strategie più efficaci
per le pazienti con tumore al seno con recettori ormonali positivi e fattore di
crescita epidermico umano di tipo 2 negativo (HR-positivo, HER2-negativo).
Nelle pazienti con tumore HER2-positivo, invece, le cosiddette terapie target,
cioè farmaci disegnati per colpire in modo selettivo le cellule tumorali,
vengono utilizzate nel 38%
dei casi. L’approccio personalizzato, basato sul profilo molecolare della
malattia, sta diventando la chiave per prolungare la sopravvivenza e migliorare
la qualità della vita, anche in presenza di metastasi.
VERSO UN NUOVO STANDARD NAZIONALE
I dati raccolti indicano
chiaramente la necessità di rendere le Breast Unit il modello di riferimento in
ogni centro oncologico. Per ottimizzare l’assistenza, è fondamentale integrare nel percorso terapeutico anche
i servizi di supporto psicologico e nutrizionale, aumentando le ore settimanali
dedicate allo psico-oncologo e i colloqui rimborsati dal Servizio Sanitario
Nazionale.
Serve inoltre monitorare non solo la
disponibilità dei servizi, ma anche il loro effettivo utilizzo da parte delle
pazienti. La multidisciplinarietà e la comunicazione tra specialisti devono
diventare una pratica sistematica, così come il coinvolgimento attivo delle
pazienti nelle scelte terapeutiche.
Le Breast Unit non sono
soltanto un modello clinico efficace, ma anche uno strumento di umanizzazione delle cure che
migliora concretamente la qualità della vita. Estendere questo approccio a
tutto il territorio nazionale rappresenta un passo cruciale per garantire
equità e valore nella cura del tumore al seno.
Estendere il modello Breast
Unit anche alla presa in carico delle pazienti metastatiche rappresenta una
priorità per garantire continuità terapeutica, supporto psicologico e qualità
della vita anche in fase avanzata.
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